In molte parti del mondo, compreso in Italia, hanno creato le stanze degli abbracci. L’abbraccio, così scontato e quasi dimenticato, è un gesto così essenziale.
Non ci tocchiamo, non ci stringiamo la mano, non ci baciamo, non ci abbracciamo. Questo incubo ha cambiato non solo il nostro modo di vivere ma anche il nostro modo di comunicare. Ci sembra oramai normale non abbracciare i nostri amici quando li incontriamo o semplicemente per esprimere il nostro affetto. Un gesto così scontato che ora abbiamo quasi dimenticato.
Siamo stati costretti all’isolamento, ci siamo allontanati, forse in tutti i sensi. Come le auto nel traffico, ci siamo abituati a rispettare la distanza di sicurezza. EVITARE I CONTATTI. Ma il contatto, come dice Giuliano Sangiorgi, è qualcosa che cerchiamo, anche inconsapevolmente ogni giorno in ognuno. Ora i nostri contatti sono solo digitali, separati dagli schermi: stanze e piattaforme online e nient’altro. Abbiamo paura di sfiorarci con l’altro.
Abbracciati ubriachi a cantare
Abbiamo vissuto un insolito Natale, il momento dell’anno pieno di baci e abbracci auguri e bottiglie che si passano mentre si sta abbracciati stretti ubriachi a cantare Vasco Rossi per strada. Una Pasquetta senza birre che giravano di mano in mano e di bocca in bocca. Da più di un anno non si fanno feste e concerti dove si sta uno addosso all’altro e non importa chi è se è “congiunto” o “tamponato” ma un perfetto sconosciuto che in quel momento sta tribolando di emozioni come te e si canta insieme mentre si mischiano sudore e “droplet” a non finire. Tutto questo non c’è più, ma quanto ci manca?
Abbiamo dimenticato o forse cerchiamo solo di allontanare il pensiero di quanto siano importanti gli abbracci, a volte quasi vitali per alcuni. Ed è proprio quello lo scopo delle stanze degli abbracci, cercare di dare quel po’ di conforto. Le distanze sono diventate tra chi non può ricongiungersi con la propria famiglia a causa delle restrizioni e i divieti di spostarsi tra le regioni e non ha potuto farlo nemmeno a Natale e a Pasqua. Distanze tra chi non può assistere un proprio caro né vederlo in una stanza di ospedale. Persone sole, isolate che non possono permettersi un abbraccio in un momento così fragile, un gesto umano varrebbe oro.
Gli abbracci permessi e incensurati
Ma allo stesso tempo, in tv c’è chi può abbracciarsi. Calciatori e allenatori sembrano immuni a tutto ciò. Certo molti sono stati male, ma vedere quel gesto sullo schermo mentre dall’altra parte c’è chi soffre per volerne ricevere almeno uno, non è un bel messaggio. Senza nessuna paura come se non esistesse nessun pericolo, si baciano e abbracciano. Uno scenario completamente opposto dalla sofferenza delle stanze degli abbracci. Ci sono persone, però, a cui un abbraccio può cambiare la giornata, o magari sollevare un po’ la vita. Ci sono malati che hanno bisogno di un abbraccio per ricordare gli affetti, per ricordarsi chi sono.
Per questo motivo, sono state create queste stanze in cui vi è una parete in plastica trasparente elastica con delle maniche di plastica da indossare con cui i visitatori possono stringere e abbracciare i propri cari cercando di mantenere un minimo quel contatto fisico che manca a tutti ma forse, a qualcuno più di altri.
Abbracci negati e spezzati da un telo di plastica
Le stanze degli abbracci sono creazioni fisiche che permettono, per quanto possibile, il contatto diretto limitando al minimo il contagio. Ma sono pur sempre pareti di plastica che rendono comunque quell’abbraccio spezzato da una distanza, seppur minima e trasparente, pesante.
Due immagini di abbracci, una che ritrae calciatori che si abbracciano e si “assembrano” per esultare per un gol, dall’altra parte una famiglia separata da un telo protettivo di plastica.
Sappiamo bene quanta disparità ci sia, quante diseguaglianze regnino nel nostro paese – e non solo – ma questa tragedia che ha colpito il mondo, questa pandemia avrebbe dovuto cambiarci in positivo, avrebbe dovuto sensibilizzarci riguardo alle nostre priorità e ai reali valori.
Un abbraccio ha un peso, come questa pandemia ci ha mostrato, un abbraccio negato e mancato pesa ancora di più. Non dovremmo mai più darlo per scontato, e soprattutto non dovremmo mai beffeggiare chi non può farlo e quelle immagini poco empatiche, sembrano prendersi gioco di chi, per un abbraccio e per cercare un minimo di contatto deve indossare una parete di plastica.
di Gabriella De Rosa