Oggi vi porto con me in un viaggio. Sarà un viaggio tra passato e presente, con la speranza di poter contribuire a un futuro più giusto. Un viaggio in cui parleremo di una grande donna e scienziata del passato, che non ha ricevuto mai la giusta fama e i giusti riconoscimenti. In cui scopriremo perché abbiamo bisogno invece di riconoscere meriti e pari opportunità alle donne e scienziate del presente. La protagonista del nostro racconto è Rosalind Franklin.
Inglese, nata nel 1920, Rosalind Franklin è una ragazza sveglia, determinata e con una grande cultura del lavoro. Studia a Cambridge, passa da Parigi e poi ritorna a Londra, al rinomato King’s College, come esperta di cristallografia a raggi X, una tecnica che si rivelerà fondamentale per le sue future scoperte.
Nonostante la misoginia e il dilagante maschilismo del mondo scientifico dell’epoca, Rosalind si impone per le sue capacità, le sue competenze e la sua dedizione. Adesso però fermiamoci un attimo. Questa non è la semplice storia motivazionale di una donna che ce l’ha fatta, non è tutto rose e fiori
Tutti abbiamo almeno una vaga idea di cosa sia il DNA, la molecola in cui sono custoditi i nostri geni, le informazioni che ci rendono, sostanzialmente, ciò che siamo. E più o meno tutti avrete sentito parlare, anche solo distrattamente, di Watson e Crick, i due uomini premiati col Nobel nel 1962 (insieme ad un altro uomo, tal Maurice Wilkins) per aver scoperto la famosa struttura a doppia elica del DNA.
Quanti di voi hanno sentito invece parlare della Franklin e delle sue scoperte? Pochi, immagino, a meno che non vi interessi particolarmente questo campo. Come mai?
Al King’s College, in effetti, Rosalind Franklin studia proprio il DNA.Siamo in un momento di grande fervore, i migliori scienziati del mondo sono in competizione e c’è una vera e propria corsa a chi, per primo, riuscirà a scoprire la struttura del DNA, in quel momento ancora avvolta nel mistero.
Franklin teoricamente lavorerebbe proprio col già citato Wilkins, ma i rapporti tra i due non decollano, anzi precipitano al punto tale da finire per non parlarsi e portare avanti la propria attività di ricerca ognuno per conto suo.
E qui arriviamo all’iconica foto 51 scattata dalla Franklin, definita “la più bella fotografia ai raggi X mai scattata”. Per farla breve, questa è proprio la foto che ha consentito a Watson e Crick di completare e migliorare la propria teoria, quella che li porterà a vincere il Nobel.
Ma qui la storia assume tinte fosche. La Franklin, infatti, non ha mai mostrato la foto a Watson e Crick. E sono anche pronto a scommettere che non l’abbia mai pubblicata sui social.
Com’è arrivata questa foto tra le mani di Watson e Crick?
Le teorie sono molteplici, la più intrigante vuole che proprio Watson si fosse introdotto di soppiatto nel laboratorio di Rosalind Franklin e avesse rubato la foto incriminata. Tuttavia, per quanto appassionante, non siamo di fronte a un James Bond ante litteram e questa teoria non corrisponde al vero.La verità è che la Franklin, dopo qualche tempo, lascia il King’s College, e un suo ex assistente pensa bene di mostrare tutto il materiale a Wilkins. Wilkins, dal canto suo, mostrerà la foto a Watson e Crick. Il tutto è confermato dallo stesso Watson in un suo successivo libro, e il tutto avviene a completa insaputa della Franklin.
Il finale è amaro. Rosalind Franklin muore il 15 aprile del 1958, a causa di un tumore all’ovaio dovuto, probabilmente, anche al gran quantitativo di radiazioni a cui era stata esposta nel corso della vita.
Il già citato Nobel del ’62 lo vinceranno Watson, Crick e Wilkins e non solo la Franklin verrà esclusa (ufficialmente perché non era possibile assegnare il premio post-mortem), ma non verrà nemmeno menzionata né le verrà riconosciuto nessun merito, almeno inizialmente.
Tutto ciò che rimane, almeno all’inizio, è una citazione dello stesso Watson, che con ben poco garbo la apostrofa come “la bisbetica Rosy”. Solo la storia conferirà un po’ di riconoscimento a Rosalind Franklin, ma troppo tardi e troppo poco, se consideriamo che ancora oggi in molti libri è solo appena citata. La storia di Rosalind Franklin è sicuramente una storia forte.
Una storia triste, intrisa di maschilismo, discriminazione e disuguaglianza.
Ma oggi le cose saranno diverse, direte voi.
Oggi non esiste più questo bigottismo, oggi una donna può sognare, mettersi in gioco, avere successo.
E avete ragione. Oggi tutto questo è possibile.
Ma è più complicato di così (anche perché in caso contrario non avreste mai letto questo articolo).
Non illudetevi, il gender gap non è affatto colmato, anzi è nascosto, quasi invisibile, ma proprio per questo forse più insidioso e sicuramente non meno impattante. Facciamo degli esempi.
Il mondo accademico, dell’Università e della ricerca è un mondo estremamente interessante e stimolante, in cui ci sono donne e uomini di grande talento che ogni giorno danno un contributo alla scienza (e rendono il mio sogno di poter volare con ali bioniche sempre più vicino NdR).
Ma le possibilità sono uguali per tutti? No.
A livello generale, già nel pre-pandemia si segnalavano importanti disuguaglianze.
Nel Gender gap World Report 2020, stilato dal World Economic Forum, l’Italia si piazzava al 76° posto (su 153 paesi), crollando al 117° se si ha il coraggio di andare a considerare la voce “partecipazione economica ed opportunità occupazionali”
Ma entrando più nello specifico del mondo accademico, due documenti ci vengono in aiuto: il rapporto europeo She Figures 2018 e il rapporto GETA . Qui devo fermare le vostre fantasie: nonostante i nomi citati siano molto intriganti, anche stavolta non parleremo di appassionanti storie di spie e servizi segreti. È tutto materiale pubblico, e trovate tutto in bibliografia qualora voleste approfondire.
Da questi rapporti si evincono due cose che fanno sicuramente riflettere: da una parte si è in effetti raggiunta una sostanziale parità in ambito di studi universitari, dall’altra invece ci sono ancora enormi disuguaglianze nelle opportunità di carriera successiva, particolarmente nei famosi settori STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).
Nel sistema accademico e di ricerca italiano quindi esiste una questione di genere ancora sostanzialmente irrisolta, e che è necessario affrontare.
La situazione non è poi così diversa negli ospedali, in Italia e nel mondo. Un report canadese ha avuto una forte eco mediatica poco tempo fa, mostrando come, a parità di condizioni, la paga oraria media di un chirurgo donna sia generalmente del 24% minore rispetto alla controparte maschile. Questo avviene in Canada, ma il dato si mostra simile in molti paesi del cosiddetto “primo mondo”, Italia compresa, e confermato da numerosi altri studi.
È necessario risolvere queste problematiche non solo per una questione puramente etica, ma anche perché le ricerche suggeriscono un aspetto importante: una maggiore uguaglianza di genere si tramuta spesso in una maggiore produttività, un miglior decision making e in definitiva un migliore risultato nella cura dei pazienti.
E il COVID-19? La pandemia come ha impattato sul gender gap?
Ebbene, l’emergenza non ha fatto altro che esacerbare ulteriormente le differenze già esistenti, vanificando in parte alcuni dei passi in avanti fatti negli scorsi anni. Molti report hanno mostrato come nel mondo accademico le donne abbiano pubblicato meno degli uomini riguardo la pandemia. È difficile credere che le ragioni siano da ricercare nella pura casualità, è invece molto facile capire come tutto ciò, inevitabilmente, avrà ripercussioni future sulla possibilità per molte donne di reperire fondi per le proprie attività di ricerca, avanzare nella loro carriera e avere accesso a salari migliori.
Ancora, è dimostrato come, in periodo di pandemia, le donne più degli uomini abbiano sperimentato aumenti importanti di workload (le ore e il carico di lavoro) e un incremento di episodi di burnout da stress.
Pensate che tutto ciò non vi riguardi? Pensate sia un problema solo dell’iperspecialistico e lontano mondo scientifico? Devo deludervi di nuovo.
Avete mai preso un farmaco? A meno che non siate Captain America, immagino di si.
Bene, se siete donne dovete sapere che rischiate, in media, di sperimentare più effetti collaterali e di maggiore entità. E in questo non c’è nulla di biologico o naturale.
Una ricerca dell’Università di Chicago ha rivelato questo incredibile dato, e la causa più plausibile è che le donne sono generalmente sottorappresentate nei trial clinici dei farmaci, specie nelle fasi iniziali. Questo porta a prescrizioni o a dosaggi inadatti per le donne, sostanzialmente del tutto equiparate alla controparte maschile.
L’esempio più eclatante è quello di un farmaco chiamato Ambien, utilizzato negli USA per trattare disturbi del sonno. Le disuguaglianze che abbiamo appena visto hanno portato a un incremento sostanziale di incidenti d’auto a carico delle donne che assumevano tale farmaco. Effetto sconosciuto prima della commercializzazione, perché i test erano incentrati su volontari quasi tutti maschi.
Il gender gap si mostra pericoloso anche in modi inaspettati.
In chiusura, attraverso l’omaggio a Rosalind Franklin, una donna e una scienziata che ha cambiato la storia dell’umanità, ci siamo resi conto che oggi più che mai è necessario lottare per appianare le differenze di genere.
Tante sono le possibili soluzioni che possono essere messe in campo, e probabilmente esulano dallo scopo di questo articolo, che si propone invece di creare prima di tutto una nuova e più forte consapevolezza del problema.
Tuttavia, una di queste soluzioni dobbiamo citarla anche qui.
Il presupposto forse principale per combattere il gender gap è coinvolgere non solo le donne, ma anche gli uomini. In questa ricerca di equità gli uomini devono essere alleati, non nemici.
L’obiettivo non è creare una lotta tra fazioni, ma remare tutti uniti verso una società priva di disuguaglianze.
Come generazione di giovani uomini e giovani donne, abbiamo tutti il dovere di fare qualcosa, di contribuire, di dare vita a un mondo in cui il merito e la competenza siano ciò che guida ogni decisione, anche la più importante, e tutti abbiano uguali opportunità.
Io ho fiducia, so che possiamo rendere questo sogno realtà, tutti insieme.
di Simone Cuccaro
Ringraziamenti
La stesura di questo articolo non sarebbe mai stata possibile senza il fondamentale contributo di:
- Valeria Conti (Docente di farmacologia presso il DIPARTIMENTO DI MEDICINA, CHIRURGIA E ODONTOIATRIA “SCUOLA MEDICA SALERNITANA” dell’Università degli studi di Salerno)
- Giuseppina Cersosimo (Professore ordinario presso il Dipartimento di Studi Politici e Sociali/DISPS dell’Università degli studi di Salerno)
- Carmen Mollo (Studentessa presso il DIPARTIMENTO DI MEDICINA, CHIRURGIA E ODONTOIATRIA “SCUOLA MEDICA SALERNITANA” dell’Università degli studi di Salerno)
A loro va il mio più sentito ringraziamento.
Bibliografia
Donne e trial clinici
- https://www.healthline.com/health-news/we-dont-have-enough-women-in-clinical-trials-why-thats-a-problem#What-needs-to-be-done
- https://bsd.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13293-020-00308-5
- Donne e COVID 19
- https://link.springer.com/content/pdf/10.1007/s10900-020-00845-5.pdf
- https://blogs.bmj.com/bmj/2020/07/31/covid-19-and-the-effect-on-compensation-and-financial-stress-for-women-in-medicine/
- https://arxiv.org/pdf/2005.06303.pdf
- Gender gap nel mondo accademico
- https://www.lavorodirittieuropa.it/dottrina/discriminazione/514-lavoro-femminile-e-carriere-scientifiche-alcune-riflessioni-sul-gender-gap
- https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/9540ffa1-4478-11e9-a8ed-01aa75ed71a1
- http://scienceandethics.fondazioneveronesi.it/wp-content/uploads/2020/12/FSE-vol1-n1-2017.pdf
- http://www3.weforum.org/docs/WEF_GGGR_2020.pdf
- https://valored.it/news/global-gender-gap-report-wef-2020/#:~:text=Follow%20on%20YouTube-,Global%20Gender%20Gap%20Report%3A%20l’Italia%20arretra%20nella,classifica%20della%20parità%20di%20genere&text=Questo%20è%20il%20dato%20di,e%20mezzo%20a%20livello%20globale
- Mapp C. The gender gap in Italian Academic Medicine / Il divario tra uomini e donne nelle facoltà Italiane di Medicina e Chirurgia. Med Lav [Internet]. 2009Nov.2 [cited 2021Mar.7];100(6):403-7. Available from: https://www.mattioli1885journals.com/index.php/lamedicinadellavoro/article/view/1511
- http://www.torinomedica.org/torinomedica/gli-ultimi-studi-sul-gender-gap-in-medicina-e-ricerca/
- https://www.bma.org.uk/pay-and-contracts/pay/how-doctors-pay-is-decided/review-of-the-gender-pay-gap-in-medicine